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Narcisisti perversi - Manipolatori - Vampiri psico-affettivi

Dècervelage - Come seduce un Narciso Perverso



Il rapporto molesto si mette in atto in due fasi: una di seduzione perversa, l’altra di violenza palese. La prima fase, che lo psicanalista Racamier ha chiamato “dècervelage”,. può svolgersi nell’arco di più anni. Si costruisce gradualmente quando il rapporto è agli inizi tramite un processo seduttivo. È una fase preparatoria, nel corso della quale la vittima viene destabilizzata e perde a poco a poco fiducia in se stessa. Prima di tutto bisogna sedurla, poi influenzarla per imporle, da ultimo, il proprio ascendente, privandolo così di ogni frammento di liberta.  La seduzione consiste nell’attrarre irresistibilmente ma anche, in un senso più giuridico, nel corrompere e subornare. Chi seduce distoglie dalla realtà agisce di sorpresa di nascosto, Non attacca mai frontalmente, ma in modo indiretto, allo scopo di guadagnare il desiderio altrui, di qualcuno che lo ammiri, che gli rinvii una buona immagine di sé. La seduzione perversa si realizza sfruttando gli istinti protettivi altrui. È una seduzione narcisistica: consiste nell’andare alla ricerca, nell’altro, dell’unico oggetto da cui si è affascinati, ovvero l’immagine piacevole di sé.  Una seduzione a senso unico è lo strumento con  cui il perverso narcisista cerca di esercitare fascino senza lasciarsi coinvolgere. Secondo Jean Bradillard, la seduzione distrae dalla realtà e manipola le apparenze. Non è energia: appartiene all’ordine dei segnali dei rituali e del loro uso a scopo malefico. La seduzione narcisistica confonde e cancella I limiti di quello che è “sé” e di quello che è “altro”. Non ci troviamo qui nel registro dell’alienazione amorosa dove, per perseverare la passione, ci si rifiuta di vedere I difetti o le debolezze dell’altro- ma in quello dell’incorporazione a scopo distruttivo. La presenza altrui è vissuta come una minaccia, non come una complementarità. Influenzare vuol dire indurre qualcuno, senza argomentare, a pensare, decidere o comportarsi in modo diverso da come avrebbe fatto spontaneamente. La persona influenzata non può accondiscere a priori liberamente. La suggestione viene pensata in funzione della sua vulnerabilità  e della sua sensibilità e realizzata sostanzialmente per mezzo della seduzione e della manipolazione. Come in ogni manipolazione, la prima tappa consiste nel far credere all’interlocutore che è libero, anche se si tratta di un’azione ingannevole, che priva della libertà chi la subisce. Non si tratta in questo caso, di discutere da pari a pari, ma di assoggettare mentre si preclude all’interlocutore di prendere coscienza del processo del processo, impedendogli di discutere o di apporre resistenza. Si toglie alla vittima la capacita di difesa, la si priva di qualunque senso critico, eliminando cosi ogni possibilità di ribellione. Ritroviamo qui tutte le situazioni in cui un individuo esercita un influsso esagerato o improprio sull’altro a sua insaputa […].

Il condizionamento è l’ascendente intellettuale o morale nell’ambito di un rapporto di dominazione. Il potere induce l’altro a ubbidire per dipendenza, ovvero acquiescenza e adesione, il che può anche includere minacce velate  e intimidazioni.  Si tratta di indebolire per far passare le proprie idee. Fare accettare qualcosa a forza, vuol dire ammettere che non si riconosce l’interlocutore come uguale. Il condizionamento può arrivare  fino al punto da far propria la mente altrui , come in un vero e proprio lavaggio del cervello. Tra gli eventi atti a provocare fenomeni di dissociazione  della personalità è menzionata, nella classificazione internazionale delle malattie mentali, l’esposizione a manovre prolungate di persuasione coercitiva, quali lavaggio del cervello, correzione ideologica, indottrinamento in prigionia. Esiste condizionamento solo in campo relazionale: è il dominio intellettuale o morale, l’ascendente o l’influsso esercitato da un individuo sull’altro. La vittima viene immobilizzata in una tela di ragno, tenuta a disposizione, psicologicamente incatenata, anestesizzata. Non è consapevole dell’effrazione avvenuta.
Il condizionamento ha tre dimensione fondamentali:
– un atto di appropriazione, attraverso lo spossamento e sfinimento dell’altro;
– un atto di dominazione, in cui l’altro viene mantenuto in uno stato di sottomissione e di dipendenza
– una dimensione di “impronta” in cui si vuole lasciare sull’altro il segno.
Dato che neutralizza il desiderio dell’interlocutore e abolisce ogni sua specificità il condizionamento implica un’innegabile componente distruttiva. La vittima vede ridursi poco a poco, per erosione, la sua resistenza e le sue capacità di opposizione. Perde ogni possibilità di critica. Non essendo in grado di reagire, letteralmente “sbalordita”, finisce col diventare complice di chi la opprime. Ciò non costituisce in nessun caso un consenso: è “cosificata”, non è più capace di avere un pensiero autonomo, deve pensare come il suo aggressore. Non è piu altro in tutto e per tutto, non è più un alter ego: subisce senza acconsentire, ossia senza partecipare. Nella strategia perversa non bisogna distruggere l’altro all’inizio, ma sottometterlo a poco a poco e tenerlo a disposizione. L’importante è conservare il potere ed esercitare il controllo. Le manovre sono dapprima insignificanti, ma diventano sempre più violente se il partner si oppone. SE è troppo docile, il gioco non è eccitante. Bisogna che ci sia resistenza quanto basta perché il perverso abbia voglia di portare avanti il rapporto; ma non troppa. A guidare il gioco deve essere lui. L’altro è solo un oggetto che deve restare al suo posto. Un oggetto che si può utilizzare e non un soggetto interattivo. Le vittime descrivono tutte, difficolta a concentrarsi su un’attività quando il loro persecutore è nelle vicinanze. Questi da all’osservatore l’impressione di essere del tutto innocente (o peggio agisce in modo tale da apparire agli occhi dell’osservatore esterno come la vittima [nds] rendendo impossibile all’esterno giudicare la situazione o addirittura invertendola a proprio vantaggio). Si instaura un grande scompenso tra il suo agio apparente e il malessere e la sofferenza  delle vittime, che si lamentano, a questo stadio, di sentirsi soffocate, di non poter fare niente da sole. Descrivono la sensazione di non poter pensare. In un primo tempo (le vittime) obbediscono per far piacere al loro partner o per consolarlo, perché ha l’aria infelice. In seguito obbediranno perché avranno paura. […] Dato che un perverso dà poco e chiede molto, è implicito un ricatto. O per lo meno un possibile dubbio. “Se mi dimostro più docile, alla fine mi stimerà o mi amerà”. È una ricerca senza fine perché il persecutore non si appagherà, non si può appagare. Proprio al contrario questa ricerca di amore e di riconoscenza innesca l’odio e il sadismo del perverso narcisista. Il paradosso della situazione sta nel fatto che i perversi  esercitano un condizionamento tanto maggiore quanto più lottano anche essi contro la paura del potere altrui- una paura prossima al delirio quando sentono l’altro come superiore. La fase di condizionamento è un lasso di tempo in cui la vittima è relativamente tranquilla se è docile, ossia se si lascia avvolgere  dalla tela di ragno  della dipendenza. Durante questa fase non sono possibili cambiamenti di alcun genere, la situazione è fissata. La paura che ciascuno dei due protagonisti ha dell’altro tende a far perdurare questa situazione spiacevole:
-il perverso è bloccato sia da un senso di lealtà interiore legato alla storia personale, che gli impedisce di passare direttamente all’azione, sia dalla paura dell’altro.
– la vittima è bloccata dal condizionamento che è stato esercitato su di lei e dalla paura che ne deriva oltre che dal rifiuto di riconoscere di essere respinta.
Durante questa fase, l’aggressore tiene viva nella vittima una tensione che corrisponde a uno stato di stress permanente. In generale il condizionamento non è visibile per degli osservatori esterni, ciechi anche di fronte a certi segnali evidenti. Le allusioni destabilizzanti non paiono tali a chi non conosca il contesto e i sottintesi, È in questa fase che si mette in atto un processo di isolamento. La posizione difensiva cui è ridotta la vittima la porta a tenere comportamenti che infastidiscono quanti le sono vicini. Diventa scontrosa, lamentosa o ossessiva. In ogni caso perde la sua spontaneità. Gli altri non capiscono e sono portati a giudicarla in modo negativo. Il processo si serve di un particolare stile di comunicazione, fatto di atteggiamenti paradossali, di menzogne, di sarcasmi, di derisione e disprezzo.

Tratto da Molestie Morali di Marie-France Hirigoyen
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